Quand’è che abbiamo cominciato a conoscere in maniera un po’ più approfondita il Giappone ludico? Molto tardi. Pensateci, la prima rivista dedicata ai videogiochi in Italia (Video Giochi) uscì nel dicembre del 1982 e durante quasi tutta la sua quadriennale durata fece accenno molto raramente a quello che accadeva nel Sol Levante, visto che i videogiochi erano un affare americano e inglese.

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Solo dopo l’era Atari, Spectrum e Commodore Nintendo è diventata sinonimo di videogioco e lo è rimasta per oltre un decennio. Già, ma Nintendo fa console. E allora quali computer compravano, i giapponesi? I NEC e, per la precisione, quelli della serie 98 (o 9800). Il primo modello venne immesso sul mercato nel lontano 1982 e la sua durata commerciale, in varie incarnazioni, superò i 15 anni di vita.

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NEC (sì, quella del Pc Engine) non commercializzò in occidente il PC-98, che rimase confinato in Giappone dove raggiunse quote di mercato superiori al 60% e resistette ai vertici delle vendite finchè Hitachi e Panasonic non cominciarono a proporre cloni meno costosi basati su Microsoft Windows 95, il sistema che, dopo aver eliminato Amiga ed ST in Occidente, fece piazza pulita dei concorrenti che si basavano su un GUI proprietario anche a Oriente. Ma questa è un’altra storia.

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Il PC-98 è a oggi (e lo resterà, ovviamente) il computer più venduto della storia: 18 milioni di pezzi contro i 17 del Commodore 64. Nelle sue varie incarnazioni è stato anche il primo laptop della storia (nel 1986) e, nonostante fosse nato come macchina “seria”, può vantare una ludoteca tanto ampia (4000 titoli) quanto particolare. Il PC-98 e tutti i membri della “famiglia” sono sempre stati tecnologicamente all’avanguardia: il primo modello montava una CPU Intel 8086 a 5 MHz con 128 KByte di RAM (espandibile a 640 KB) e poteva vantare una risoluzione video massima di 640×400 ad 8 colori. Nel 1995, NEC produsse la prima scheda grafica 3D per il suo PC, ben più potente di quella presente su Playstation e Nintendo 64 e pure delle schede che venivano realizzate da Nvidia. Dei precursori, insomma.

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Del resto, negli anni ’80 NEC era la più grande azienda di semiconduttori al mondo e non dimentichiamo che miracolo ottenne con il Pc Engine, un mostriciattolo capace di far girare le migliori conversioni arcade dell’epoca (per non parlare delle Hu-Card…). Il PC-98 fu capace di resistere agli assalti di due macchine da sogno, abbastanza conosciute anche da noi poveri occidentali, ai tempi della loro commercializzazione: il modello X68000 di Sharp e l’ FM Towns di Fujitsu, con quest’ultimo che, per qualche anno, rappresentò per tutti la macchina da gioco per eccellenza, prima di essere spodestato dal Neo Geo.

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E i giochi? Beh, come anticipato la softeca del PC-98 è decisamente atipica. Certo ci sono ottime conversioni e moltissimi titoli originali, ma quello che salta subito all’occhio di chi volesse avventurarsi nei meandri ludici della macchina NEC è la quantità industriale di dating sim e RPG a sfondo, uhm, erotico o con una massiccia presenza di scene che le produzioni occidentali si sognavano.

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Poche macchine come il PC-98 possono rappresentare in modo così efficace la Golden Age dell’home computing giapponese. Non che noi in Occidente avessimo di che lamentarci, visto che a metà degli anni ’80 sugli scaffali dei negozi di informatica si potevano trovare una dozzina di macchine tutte amabilmente incompatibili tra di loro e ognuna spesso velleitario tentativo da parte della casa produtrice di turno di inserirsi in un mercato oscuro e sconosciuto.

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Detto questo però, ora che da una manciata di lustri è tutto standardizzato e banale, fa piacere ripensare a quei tempi pionieristici, in cui innovazione e progresso parevano magie e incantesimi provenienti da un Paese lontano…

Se volete approfondire l’argomento, trovate ottime risorse qui, qui e qui.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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